La Grande Guerra sul Carso – itinerari storici

La regione del Carso è stata senza dubbio il mattatoio della Grande Guerra.

Una guerra di trincea in un territorio calcareo, le cui rocce non si frantumano ma si scheggiano, trasformandosi in scaglie di morte.
 

12 battaglie, combattute in pochi chilometri per anni, conquistando pochi metri e perderli poi nel successivo attacco nemico. Una linea di sangue, di nuove reclute mandate al macello, in un disperato tentativo di ridare la terra a quegli italiani che abitavano quelle terre occupate.

Una posizione strategica certo anche per lo sfondamento: da entrambe le parti, che fosse riuscito a passare da quelle docili colline avrebbe avuto accesso al territorio nemico, senza dover affrontare i valichi alpini.
Sul Carso combatterono tutti, dagli intellettuali come Ungaretti che qui compose una delle sue poesie più note, a semplici contadini, uomini di valore che compirono azioni coraggiose per la loro Patria insieme a vili che abbandonarono le armi e si imboscarono alla prima occasione. Cecoslovacchi ribelli e italiani irredenti, uniti contro l’invasore austriaco.
 
Il Carso è stato uno dei simboli della Grande Guerra Italiana, molte vite sono state sacrificate qui e molte decisioni che hanno segnato il corso della guerra hanno riguardato quest’area. Il corpo del Milite Ignoto è stato scelto qui da Maria Bergamas, madre di un volontario irridentista di Gradisca d’Isonzo, e da qui è partito il suo viaggio verso la Capitale.

Ed è qui che si trova il più importante e maestoso Sacrario dei Caduti della Grande Guerra.

Sul Carso le tracce della Grande Guerra sono ancora visibili, quei luoghi cruenti sono tutt’oggi visitabili e alcune di quelle difficili trincee, le prime dove vennero usati i gas in Italia, sono ancora visitabili. Un percorso nella memoria, una tappa imprescindibile per il nostro #WarFieldTrips e una tappa che dovrebbe essere obbligatoria per ogni singolo italiano. Per non dimenticare chi è morto per noi e per la nostra Italia, unica ed unita.

 

Itinerari della Grande Guerra sul Carso

Il fronte isontino fu teatro di cruente battaglie, specialmente nei primi anni di guerra. Sia l’esercito Italiano che quello Austriaco ritenevano questa zona il punto fondamentale dove poter oltrepassare le linee nemiche per dilagare e raggiungere poi le capitali delle nazioni opposte.
Tra il maggio 1915 e l’ottobre 1917, nell’area dell’Isonzo, del Monte Sabotino, di Caporetto e Monfalcone, avvennero 12 battaglie. 11 offensive italiane e una, l’ultima, austriaca.
Le battaglie costarono innumerevoli perdite ad entrambi gli schieramenti, ed i principali punti di scontro furono il Monte Sabotino ed il Podgora (ribattezzato poi Calvario) intorno a Gorizia, il Monte Nero nei pressi di Caporetto e il Monte San Michele, sull’altopiano carsico.
Uno dei maggiori motivi per cui la guerra qui fu un bagno di sangue, fu il modo in cui gli ufficiali ordinarono gli attacchi, legati ancora a guerre risorgimentali e poco adatti alla guerra di trincea ed alle nuove armi sviluppate.
Tra la quinta e la sesta battaglia dell’Isonzo, che non portarono a sostanziali avanzamenti di fronte, il 29 Giugno 1916, sul Monte San Michele avvenne il primo attacco con il gas che costò la vita a circa 3000 uomini. Nell’agosto dello stesso anno iniziò poi la Battaglia di Gorizia, che portò finalmente alla conquista della città e delle cime del Monte San Michele. Le battaglie per l’avanzamento continuarono, fino ad arrivare all’undicesima battaglia dell’agosto 1917, quando l’esercito Italiano conquistò la Bainsizza. Da lì, la guerra sembrava avesse potuto essere ad una svolta a favore dell’Italia, ma fu proprio questa conquista che portò la Germania ad inviare truppe a fianco dell’esercito austroungarico e al conseguente attacco dell’esercito imperiale, che per una serie di errori e decisioni sconsiderate dei comandanti italiani come Badoglio e Capello causò la tristemente nota Disfatta di Caporetto.
In tutte le battaglie, ed in particolare nella presa di Gorizia, si distinse la Terza Armata, guidata dal Duca d’Aosta, che non venne mai sconfitta, nemmeno durante Caporetto, quando dovette ritirarsi su una linea più arretrata per limitare i danni.

Itinerario storico sul Monte San Michele

Il Monte San Michele è stato uno dei luoghi simbolo della Grande Guerra sul Carso e la sua sommità è stata dichiarata Zona Sacra. Tutt’oggi sono visibili resti di trincee e appostamenti, in un percorso semplice ed adatto a tutti.
Dal comune di Sagrado, si sale in auto fino al Piazzale antistante la Zona Sacra del Monte San Michele, dove è possibile lasciare l’auto nel piccolo parcheggio. In alternativa è possibile anche parcheggiare nella piazza della frazione di San Martino e salire a piedi lungo la comoda passeggiata.

Oltre a diversi cippi commemorativi, da questo Piazzale si vede chiaramente l’Isonzo e la piana di Gorizia ed è così semplice comprendere perchè questo basso colle (meno di 300 mt di altezza) sia stato fondamentale per gli esiti della guerra.

Il Monte San Michele non è che una piccola collina, ma è proprio qui che si sono combattute cruenti battaglie per il controllo delle aree denominate Cima 1, Cima 2, Cima 3 e Cima 4. E’ qui che cippi commemorativi ricordano le numerose Medaglie d’Oro al Valor Militare che sono state assegnate ai soldati caduti sul Carso. E’ qui che tra rocce carsiche e sprazzi di vegetazione possiamo vedere la verde Slovenia ad Est e l’Adriatico a Sud-Est ed intravedere anche il maestoso complesso del Sacrario di Redipuglia.

Trincee, camminamenti e gallerie restano qui, immobili, in ricordo di quanto avvenuto un secolo fa su questo rilievo di confine.

Il piccolo Museo della Grande Guerra raccoglie fotografie, reperti e testimonianze di quella che fu la Grande Guerra sul Carso, in un’esposizione toccante di attimi di vita degli uomini al fronte.
L’ingresso al Museo include anche l’ingresso alla Galleria Cannoniera della Terza Armata che si snoda nel ventre del Monte San Michele, proprio sotto Cima 3.
(Ingresso € 3,00, aperto dalle 09.30 alle 12.30 e dalle 14.00 alle 17.00, chiuso il Lunedì)

Sul fianco occidentale della collina, appena sotto al Piazzale, si trova una delle trincee italiane di prima linea, ed è proprio qui che il 26 Giugno 1916 venne usato il gas tossico per la prima volta in Italia. Entrate nella trincea, ora immersa in un bosco silenzioso, un ambiente ben diverso dalla terra brulla e dai rumori degli armamenti di 100 anni fa e fermatevi un attimo ad immaginare come doveva essere al tempo…

Da San Martino del Carso a Sagrado

Terminata la visita alla cima del Monte San Michele, torniamo verso il paese di Sagrado, ai piedi del monte, passando dalla piccola frazione di San Martino del Carso, completamente distrutta durante la Grande Guerra e resa celebre dalla poesia di Ungaretti e che oggi è scolpita in una lapide all’ingresso della piccola frazione.
Essere lì, in quel posto studiato suo banchi di scuola, ha reso così reali quei pochi versi studiati a memoria quasi senza capirne il senso. Fermandosi qui, dopo la visita al Monte San Michele, tutto diventa così intenso, le parole del poeta rimbombano nella mente e si mischiano ai volti dei soldati delle fotografie del Museo….
 

Dopo aver ripreso l’auto, si prosegue la discesa dal colle, verso il tanto conteso fiume Isonzo.

Circa a metà strada, si incontra l’area delle battaglie, con la nota Trincea delle Frasche, difficile da localizzare perchè ricoperta di frasche che costò la vita a moltissimi soldati italiani che cercavano di conquistare la linea del fronte ed il Cippo Commemorativo ai caduti, tra cui i famosi Granatieri di Sardegna, ricordati anche per l’episodio del Salto del Granatiere sul Monte Cengio, sull’Altopiano di Asiago.

Qui, i campi coltivati e la vegetazione attuale nascondono un po’ il ricordo di questi luoghi, ma non è raro trovare mazzi di fiori e corone che parenti ed abitanti del luogo vengono a lasciare per ricordare i tanti uomini che qui hanno perso la vita per la Patria.

Arrivati a Sagrado si incontra finalmente l’Isonzo, che da Goriza fino al mare corre in territorio ora finalmente Italiano. Risalendolo si arriva infatti al confine, verso il Monte Sabotino ed il Calvario , altri teatri di battaglie feroci durante la Grande Guerra sul Carso.
Seguendo il corso del fiume si arriva invece a Redipuglia, dove sorge il più grande Sacrario in memoria dei Caduti della Grande Guerra.
 
 
 
 
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14 pensieri su “La Grande Guerra sul Carso – itinerari storici

  1. Paul dice:

    This article has stirred up my emotions. My grandfather died on the Carso. I live in Australia and have visited the Redipulia site. I remember that when I was little my father took me and my sister there and after visiting the chapel he started crying.

    • Michela dice:

      Thank you for your comment!
      I can understand your feeling, places like Redipuglia are very touchung, I can imagine even more for people directly involved.

  2. sapienza salvatore dice:

    mio nonno,finocchiaro giuseppe nato il 18.6.1886 in acicatena deceduto sul carso per ferite riportate in combattimento. questa è una notizia generica come posso avere una notizia più dettagliata ‘

    • Michela dice:

      Purtroppo non saprei proprio come aiutarti…questo è un blog di viaggi, non ho conoscenze su come recuperare maggiori info sui singoli caduti, mi dispiace…

  3. Giordano dice:

    Complimenti Michela per il bel articolo sul Monte S. Michele.
    una piccola osservazione: la Brigata Sassari 151° e 152° reggimento pur essendo di provenienza della Sardegna non ha nulla a che vedere con i Granatieri di Sardegna 1° e 2° reggimento.

  4. Stefano Melis dice:

    Mi piace la tua iniziativa.
    Esiste da quelle parti un gruppo (come “Guide Altopiano” ad Asiago) che organizza escursioni sui luoghi delle battaglie, in particolare dove ha combattuto la Brigata Sassari?

    • Michela dice:

      Ciao e grazie mille. Io ci ero stata nel 2016 e purtroppo ai tempi non ero riuscita a trovare nessun gruppo/associazione simile in questa zona…magari nel frattempo hanno creato qualcosa, ma non saprei dirti, mi dispiace

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