Hemingway, Bassano e la Grande Guerra.

Bassano Veneto, dal 1928, a memoria dell’epopea svoltasi sul Monte Grappa durante la prima guerra mondiale, prese il nome di Bassano del Grappa.
In questa cittadina, attualmente l’ottava per numero di abitanti in tutto il Veneto e seconda nella provincia di Vicenza, si intrecciarono le storie di molti dei protagonisti della Grande Guerra, non solo italiani.

 

Vorrei essere seppellito lassù, lungo il Brenta, dove sorgono le grandi ville, con i prati, i giardini, i platani ed i cipressi …“, molti di voi avranno già sentito questa frase, ma per chi non lo sapesse, è un estratto dal famoso libro “Di là dal fiume e tra gli alberi” dello scrittore americano Enest Hemingway, che fu uno dei grandi nomi che presero parte alla Grande Guerra.

Ernest Hemingway e la Grande Guerra

Hemingway, nato nel 1899, all’entrata degli Stati Uniti nella Grande Guerra era soltanto un diciassettenne, ma il suo temperamento alla continua ricerca dell’avventura e la sua voglia di misurarsi faccia a faccia con la guerra e la morte, lo portano ad arruolarsi, come già stavano facendo migliaia di ragazzi americani della sua età.
Scartato, però, per problemi di vista, ripiegò sull’American Red Cross (la Croce Rossa Statunitense), che dopo un breve addestramento di 2 settimane lo inviò in Europa.
Di passaggio a Parigi, ebbe il suo primo incontro con la distruzione provocata dalla Grande Guerra, arrivò poi in treno a Milano, dove rimase per un breve periodo come assistente all’ospedale americano per essere poi destinato alla sezione IV dell’ARC di Schio, cittadina ai piedi del Monte Pasubio.
Il giovane ed esuberante Ernest, però, voleva di più.
Fare l’autista di ambulanze non soddisfava la sua brama di adrenalina e la sua voglia di mettersi alla prova, non riteneva fosse sufficientemente avventurosa la sua esperienza, anche se in realtà, gli spericolati autisti americani rischiavano parecchio trasportando feriti a qualunque ora ad alta velocità su strade non certo sicure e spesso sotto il fuoco dell’artiglieria austriaca, ma nonostante ciò fece domanda di trasferimento alla prima linea e lo ottenne.
Fossalta di Piave fu la sua destinazione, giusto in tempo per la Battaglia del Solstizio, dove operò come assistente di trincea.
Aveva il compito di distribuire generi di conforto ai soldati, come cioccolato o sigarette, recandosi quotidianamente alle prime linee in bicicletta; qui, mentre svolgeva le sue mansioni, nella notte tra l’8 e il 9 luglio 1918 venne ferito.
Mentre portava rifornimenti a due soldati italiani appostati sul Piave, si intrattenne a chiacchierare, le voci vennero sentite dagli austriaci sull’altra sponda del fiume che improvvisamente aprirono il fuoco. Una bombarda li investì, uno dei soldati morì sul colpo mentre lo scrittore e l’altro soldato rimasero feriti.
Hemingway, che probabilmente si sentiva in colpa per l’accaduto, nonostante le ferite, prese in spalla l’italiano ferito per portarlo in salvo ma venne raggiunto da colpi di mitraglia che gli penetrarono nel piede e nella rotula destri.
Trasferito all’ospedale americano di Milano fu operato ed insignito della Medaglia d’argento al Valor Militare italiana con la seguente motivazione:  

Ufficiale della Croce Rossa Americana, incaricato di portare generi di conforto a truppe italiane impegnate in combattimento, dava prova di coraggio ed abnegazione. Colpito gravemente da numerose schegge di bombarda nemica, con mirabile spirito di fratellanza, prima di farsi curare, prestava generosa assistenza ai militari italiani più gravemente feriti dallo stesso scoppio e non si lasciava trasportare altrove se non dopo che questi erano stati sgombrati.

-Fossalta di Piave (Venezia, Italia) 8 luglio 1918

Una volta dimesso rientrò in servizio, stavolta presso la sezione I dell’ARC, di stanza a Bassano del Grappa, ed è propria questa città, il luogo della precedente citazione.
Bassano infatti, sorge ai piedi del Monte Grappa ed è accarezzata dal corso del fiume Brenta, si tratta di una zona che ha molto da offrire sia dal punto di vista naturalistico-paesaggistico che dal punto di vista storico, tra le sue chicche sicuramente va annoverata la splendida Villa Ca’Erizzo Luca, la villa quattrocentesca che durante il conflitto fu sede della I sezione dell’ARC e che è proprio quella cui l’autore fa riferimento in “Di là dal fiume e tra gli alberi”, ma anche in altri romanzi come “Addio alle armi” e “La scomparsa di Pickles McCarty”.

Durante il periodo bellico Villa  Ca’ Erizzo fu dunque frequentata da molte personalità: dai volontari della Croce Rossa U.S.A., ai soldati e perfino da battaglioni di Arditi, tra i quali figurano personalità come il toscano Ettore Viola ,definito da Re Umberto II di Savoia “la più bella Medaglia d’oro della Grande Guerra” e Ermes Aurelio Rosa, ragazzo del 99 nato ad Iseo (BS), Ardito che ci ha lasciato il suo intenso diario di guerra “Arditi sul Grappa” nella speranza che i giovani delle nuove generazioni lo leggessero per non dimenticare il sacrificio dei suoi compagni.

 

Villa Ca’ Erizzo Luca e il Museo Hemingway e della Grande Guerra

Villa Ca’Erizzo, circondata da un bellissimo parco e adagiata su un tratto placido del lungo Brenta, poco distante dal Ponte Vecchio e dalla rocca medievale di Bassano, offre una perfetta visuale delle pendici del Grappa e dell’altopiano di Asiago; tra l’inverno 1917 e l’estate 1918 era cosi vicina alla prima linea che il rumore e le luci della battaglia tenevano costante compagnia ai suoi residenti.
Nel corso dei mesi la villa divenne inoltre sede di una piccola combricola di giovani intellettuali come John Don Passos e Dudley Poore, i cosidetti “poeti di Harvard“, anche loro volontari della Red Cross, nella quale il giovane Hemingway si inserì alla perfezione, tra una missione in ambulanza e una “gita” per le birrerie di Bassano, senza dimenticare le svariate scappatelle con le ragazze venete o le crocerossine dell’ARC.

Oggi la villa è di proprietà del Dott. Renato Luca, che la acquistò circa venticinque anni fa, ed ora, grazie all’impegno anche del figlio Alberto, è sede del Museo Hemigway e della Grande Guerra.

Nella soffitta della villa vennero rinvenute molte vecchie fotografie americane dei tempi della Grande Guerra e da questo fatto nacque il desiderio di creare qualcosa di importante e fruibile a chiunque.
Un affascinante museo fotografico che vanta molte fotografie inedite, inserite in interessanti pannelli didattici che spiegano al visitatore la vita ed il temperamento del giovane scrittore nei suoi anni più esuberanti, oltre che la vita dei soldati e degli Arditi nei brevi momenti di riposo ed allegria in Villa e a Bassano.
Il Museo Hemingway vuole essere un tributo allo scrittore che qui visse pochi ma intensi mesi, che lo segnarono nel profondo, tanto da diventare lo sfondo di ben tre suoi scritti, uno dei quali forse tra i più conosciuti ed apprezzati di tutta la sua bibliografia.
Oltre a fotografie, nel Museo si trova anche un’importante raccolta di libri di Hemingway, in diverse lingue ed edizioni, tra tutte va certamente segnalata anche una rara prima edizione di “Un Addio alle Armi” (titolo originale poi mutato nel più celebre “Addio alle Armi”), che venne censurata dal Regime Fascista…capite bene perciò quanto sia significativo questo particolare libro!
Nel museo è presente anche un manichino di un cinquantenne Hemingway che lavora alla sua scrivania affiancato da animali che lo scrittore amava cacciare durante i suoi noti safari, passione comune al Dott. Luca, grande cacciatore ed amante dell’avventura.
Il Museo Hemingway e della Grande Guerra, non è solamente un ricordo ed un omaggio allo scrittore, ma è anche l’unico museo in Italia che racconta della presenza degli Stati Uniti in Italia durante la Grande Guerra, una presenza limitata, ma assolutamente importante specialmente dal punto di vista dell’avanguardia in campo medico.
Tra le figure più importanti, per quanto riguarda gli americani in Italia trattati dal museo, troviamo senz’altro quella del Capitano Fiorello La Guardia, italo-americano, già deputato, prima vice comandante e poi comandante degli aviatori statunitensi (inviati ad addestrarsi in Italia, la quale aveva forse la migliore aviazione dell’epoca, all’utilizzo degli ottimi bombardieri italiani Caproni, tramite un accordo del 1917 stipulato su volontà del governo americano), che diverrà un eroe di guerra e successivamente il primo sindaco italo-americano di New York.
Periodicamente vengono anche allestite mostre  temporanee e tenuti incontri culturali sul tema della Grande Guerra, ad esempio noi abbiamo visto gli ultimi giorni della mostra “Gli Autori della Grande Guerra”, dove vengono ricordati i componimenti sull’evento di autori come D’Annunzio ed Ungaretti.

Sito internet: Museo Hemingway e della Grande Guerra
Prezzi: 9€ Intero – 7€ ridotto 6/12 anni e gruppi min. 15 persone – gratuito sotto i 6 anni
Orari: 10.-13.00 // 15.00-18.00 da mercoledì a domenica
Visita guidata ogni prima domenica del mese al costo aggiuntivo di 2€ sul biglietto d’ingresso.

Sempre all’interno di Villa Ca’ Erizzo Luca, proprio a fianco del Museo Hemingway, si trova anche la Locanda B&B Hemingway, dove abbiamo avuto il piacere di alloggiare durante questa tappa di #WarFieldTripsWWI e che consigliamo anche a voi se volete provare l’emozione di soggiornare nello stesso luogo dove quasi 100 anni fa soggiornò il grande scrittore!

La Grande Guerra a Bassano 

La Prima Guerra Mondiale per l’Italia ebbe inizio ufficialmente il 24 maggio 1915, ma Bassano ne subì gli effetti già nel 1914.
In quell’anno infatti la maggior parte dei grandi protagonisti era già sul campo di battaglia (eccetto Italia e Stati Uniti), ma l’Italia, teoricamente alleata di Germania ed Impero Austro-Ungarico tramite la Triplice Alleanza stipulata nel 1882, si dichiarò neutrale, sfruttando il fatto che la Triplice fosse nata come alleanza difensiva e non offensiva, e considerando che furono i due alleati ad attaccare e non ad essere attaccati, il Bel Paese non era obbligato ad intervenire.
Questa presa di posizione tuttavia mise in allarme i due stati germanici, che, a ragione, temevano un possibile volta-bandiera da parte italiana, cosa che di fatto avvenne poi l’anno successivo quando l’Italia si alleò con l’Intesa (Gran Bretagna, Francia e Russia) per rivendicare le sue terre irredente (le terre di lingua e cultura italiana ancora sotto il dominio austriaco, come Trento e il Trentino, Trieste, il Friuli Venezia Giulia, Gorizia ecc).
Già dal 1914 perciò, un gran numero di italiani residenti in Austria e Germania vennero espulsi e andarono ad affollare le città di confine come Bassano.
Questa massa di uomini doveva essere sfamata ed alloggiata, quindi, nel bassanese si decise di impiegare questi sfollati come forza lavoro per la costruzione di opere pubbliche, tra le quali la caratteristica Torre Civica nel centro storico, che ebbe anche un ruolo importante durante la Grande Guerra. Qui vi presero fissa posizione dei gruppi di pompieri con il compito di avvistare aerei nemici in avvicinamento e dare l’allarme, funzione che dopo la rotta di Caporetto non ricoprì più, dato che il fronte si trovava ormai a pochi chilometri e la città veniva colpita direttamente con cannoni e obici.
Bassano fu colpita più da questi colpi diretti che non dalle bombe aeree, come si vede dalla lastra commemorativa posta dall’altro lato della piazza.
La “vittima” più illustre di tali bombardamenti fu il magnifico Ponte Vecchio di Bassano (chiamato anche Ponte degli Alpini) costruito nel 1209 e danneggiato o distrutto più volte nella storia, che fu colpito nel 1915 per via della sua grande importanza come (all’epoca) principale via di comunicazione tra le due parti di Bassano divise dal fiume Brenta (la versione del ponte che possiamo ammirare oggi è basata sul progetto di Andrea Palladio del 1569, ed è stata ricostruita dopo gli eventi che portarono alla sua distruzione da parte di formazioni partigiane durante la Seconda Guerra Mondiale).

Bassano al’epoca era una cittadina di 18.000 abitanti che stava attraversando un bel periodo di fioritura; la sua posizione geografica aveva determinato nei secoli una vocazione di centro di scambi: grazie al Brenta che la attraversa e che per lungo tempo fu percorso da un regolare commercio su barche, si trovava inoltre ai piedi dell’Altopiano dei Sette Comuni e a circa venti chilometri dal vecchio confine con l’Austria.
Questa posizione privilegiata era ottima in tempo di pace, ma, come fu ben presto chiaro, una disgrazia in caso di guerra.
Durante la Grande Guerra Bassano divenne immediatamente un’oasi apprezzatissima dai soldati e dagli intellettuali come Hemingway;città grande e popolata, offriva alloggi comodi, alcool, donne, svago e si trovava in una posizione tutto sommato abbastanza lontana dal fronte, per chi era abituato alla prima linea.
Nel romanzo storico “Un anno sull’altipiano” del pluridecorato capitano del 151esimo reggimento fanteria della Brigata Sassari, Emiliano Lussu, il breve periodo trascorso dalla brigata sulle colline tra Marostica e Bassano viene descritto come un’utopia fuori dal mondo e dalla realtà della guerra, un incantesimo.
In quanto provincia in zona di guerra e, successivamente a Caporetto, zona di operazioni, Bassano si vide però progressivamente trasformare in una città fortezza e l’esercito assunse il controllo della vita pubblica e dell’economia.
Nei momenti più critici della Strafexpedition del 1916 e dopo la disfatta di Caporetto, la città si trovò più volte ad essere base avanzata dell’esercito, e per questo, obbiettivo fisso dei bombardamenti e successivamente svuotata della propria popolazione e riempita con migliaia di soldati (circa 40.000), non più in svago e a riposo, ma pronti a creare un’ultima, disperatissima, resistenza, in caso di sfondamento austriaco sul Monte Grappa.
Rischio che corremmo seriamente nel 1917, quando dal punto di massima avanzata (bloccata grazie al fondamentale apporto degli Arditi del 18esimo Reparto d’Assalto, di stanza a villa Ca’Erizzo Luca) e le porte di Bassano vi erano meno di 15 chilometri.

 

Continuando a seguire Hemingway….

Hemingway e compagni, amavano uscire da Villa Ca’Erizzo per “andare a prendere un caffè a Bassano“, ma nei giorni più tranquilli, quando il tempo a disposizione tra una missione e l’altra era più dilatato, lo scrittore amava recarsi anche alla vicina Marostica, per bere un bicchiere in compagnia in un locale nuovo all’epoca, ma che ora ha oltre 110 anni e ancora continua a servire specialità locali: l’Osteria La Madonnetta.

In questo piccolo locale con tavoli condivisi e oggetti e foto del passato appesi alle pareti, si riesce quasi ad immaginare l’atmosfera di festa che allietava i momenti liberi dei soldati che tra un bicchiere e l’altro si confidavano storie, ricordi e promesse future…che magari qualcuno di loro sarà poi riuscito a realizzare.

“Io sono un ragazzo del Veneto…un ragazzo del Pasubio…del Basso Piave…un ragazzo del Grappa appena ritornato dal M.Pèrtica, se bene comprendi quel che ciò significa…”
(Di là dal fiume tra gli alberi, 1950)

 
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2 pensieri su “Hemingway, Bassano e la Grande Guerra.

  1. Piero PAP dice:

    Per amore di verità, vorrei segnalare che la citazione d'apertura da "Di là dal fiume e tra gli alberi" contiene un errore di traduzione di Fernanda Pivano: non si deve leggere "lassù", ma "là fuori / laggiù", dall'originale "out there". Il punto di osservazione è la strada per Venezia, all'altezza di Mestre, e il protagonista colonnello Cantwell si riferisce alla Riviera del Brenta, alle ville disposte sull'antico corso del Brenta, tra Padova e Venezia, non a Bassano. Sull'argomento ho pubblicato e tenuto conferenze.
    Grazie dell'attenzione.
    Piero Ambrogio Pozzi
    blog: ilvolodellapispola.wordpress.com

  2. Roberto Neri dice:

    Grazie della precisazione Piero.
    Naturalmente, come credo la maggior parte delle persone, conosco solo la versione classica e non ero a conoscenza di questo presunto errore di traduzione, di cui ho trovato un accenno solamente nel tuo post.

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