#WarFieldTripsWWI – il Museo della Guerra Bianca in Adamello

Tra i  numerosi fronti della Grande Guerra, il fronte alpino è stato indubbiamente il più particolare.
Un ambiente ostile ed impervio, lassú tra i ghiacci e i crepacci, dove piccoli gruppi di eroi, non le enormi armate e divisioni tipiche degli altri fronti, rischiavano la vita, non solo per i bombardamenti nemici, ma anche per la montagna stessa. Uno scenario che ha creato il mito dell’alpino, incrocio tra soldato ed alpinista, sprezzante del pericolo e protagonista di imprese epiche e di una guerra a metà tra l’azione militare e l’impresa sportivo-alpinistica, considerate impossibili da chiunque anche in tempo di pace.
La guerra bianca è stata chiamata, per via della costante minaccia della morte bianca (sotto una valanga), o piccola guerra, per via del ridotto numero di uomini che la combatterono, rispetto agli altri fronti. Fu la guerra in quota più alta di tutto il conflitto, combattuta ad oltre 3000 metri (la conquista di cima San Matteo a 3.678 m rappresenta tutt’oggi il secondo campo di battaglia più alto della storia), tra i ghiacciai e le temperature rigide, anche fino a 30 gradi sottozero.
Un tipo di guerra nuovo, dove l’ingegno umano ha dovuto trovare nuove soluzioni alle esigenze degli uomini, che lassù si sono trovati a vivere e combattere in uno scenario senza precedenti e al quale nessun esercito o generale era preparato.
E il Museo della Guerra Bianca in Adamello di Temù commemora ed onora chi su queste vette ha vissuto per quasi 4 anni.
Potremmo stare ore a discutere sui perché della guerra, su cosa sia stata e cosa abbia significato la Grande Guerra, su quello che ci ha dato e su quello che ha tolto; ma non è questo ciò di cui tratterò principalmente in questi post, perché di trattati storico-militari ce ne sono a bizzeffe (e vi invito a leggerli). Sarà invece l’itinerario storico, condito da curiosità storiche, il tema dei nostri post; è il lato umano che ci interessa, ricordare le gesta di chi si è sacrificato per un ideale e per regalarci il mondo che conosciamo, che sì, non è perfetto, ma è sicuramente molto più libero e sicuro che in passato, e la possibilità di rivivere quelle sensazioni visitando i luoghi che quegli stessi uomini hanno visto e difeso per oltre 3 anni, sperando nella vittoria e nel ritorno a casa tutti interi, cosa che per molti non si avverò.

Questi sono gli anni del centenario della Grande Guerra e con #WarFieldTripsWWI vogliamo ricordare la nostra storia, e le persone che l’hanno fatta, affinchè il ricordo non muoia.

 

Museo della Guerra Bianca in Adamello

Tutti gli uomini che hanno combattuto su questi fronti hanno avuto un nemico comune: la montagna.
Un ambiente ostile, dove nemmeno gli alpinisti esperti osavano spingersi, dove nemmeno i muli riuscivano a salire, lasciando spazio ai più agili (ma non resistenti alle rigide temperature) asini prima, e ai cani da pastore poi.
Dove il freddo, il ghiaccio, il vento, la neve e le valanghe sferzavano l’anima di chiunque si trovasse lassù. 
E’ nel ricordo di questi uomini tenaci, a volte sprezzanti ed incoscienti, che si arrampicavano tra i ghiacci per conquistare una postazione privilegiata per il controllo del Passo del Tonale e del Passo dello Stelvio, che nel 1974 nasce il Museo della Guerra Bianca in Adamello.
 
Un museo fatto di reperti originali, ritrovati e raccolti sui massicci dell’Ortles-Cevedale e dell’Adamello-Presanella. Non si tratta di riproduzioni: ciò che vedete ora esposto nel museo, 100 anni fa si trovava lassù, tra i ghiacci, sulle linee del fronte.
E così reperti italiani e reperti austriaci sono stati raccolti, ridati a noi da quella montagna che tanto si è presa in quegli anni. Ancora oggi tornano alla luce reperti e corpi liberati dalla presa del ghiaccio, che col suo progressivo ritirarsi restituisce testimonianze sospese nel tempo da 100 anni.
Oggetti che negli anni hanno contribuito ad ampliare la collezione del Museo della Guerra Bianca in Adamello che dal 2014 si è trasferito nella nuova e moderna sede, che abbiamo avuto il piacere di visitare insieme a John Ceruti, direttore del Museo e appassionato conoscitore di queste montagne, nonché uno dei “cercatori” grazie ai quali sono stati recuperati molti dei reperti presenti.
 
La visita al Museo della Guerra Bianca in Adamello è un viaggio attraverso queste montagne, tra la quotidianità dei soldati e le difficoltà dell’ambiente circostante.
Soffermatevi a leggere i pannelli informativi, ma soprattutto le frasi sugli sfondi neri.
Parole famose, parole di soldati, pensieri di uomini comuni e di poeti illustri. Lasciatevi prendere per mano dal racconto di coloro che hanno vissuto la guerra più alta e unica del mondo.
 
Varcata la tenda scura che separa l’ingresso dall’esposizione,  veniamo catapultati sulle linee del fronte, circondati dal nuovo ambiente in cui i soldati si trovarono a vivere: un cannone minaccioso puntato contro, una nuova casa prefabbricata necessaria per affrontare le temperature difficili e un forno che da valle permetteva di far avere il pane ai soldati in quota.
E poi proiettili, munizioni, casse….austriache ed italiane, insieme, ordinate per tipologia e calibro, ma mai divise per fronte. Perchè l’uomo è uomo indipendentemente dalla bandiera sul suo braccio. E ogni uomo che ha combattuto qui ha vissuto lo stesso gelido inferno.
Un vasta galleria di munizioni e di attrezzature necessarie al trasporto ed alla conservazione, dalle munizioni più piccole sino al grosso proiettile di cannone austriaco, originariamente inespoloso, ma fatto poi saltare nell’immediato dopoguerra per estrarne la preziosa polvere da sparo.
Tutto il percorso al piano terra è accompagnato da fotografie dei soldati al fronte che scorrono sugli schermi e ci accompagnano fino alla sala proiezioni, dove un filmato racconta la storia della Guerra Bianca e le opere di recupero fatte dal Museo della Guerra Bianca in Adamello anche sulla Linea Cadorna ed al Forte Montecchio Nord di Colico.
Una scala in granito ci guida al piano superiore, tra le alte vette, per vedere con i nostri occhi l’ingegno umano affrontare questo ambiente inospitale….tra slitte per cani, sci per cannoni, ciaspole e gli sci originali del Capitano Nino Calvicon i quali guidava i suoi piccoli battaglioni alpini all’assalto (vi invito ad approfondire l’incredibile storia dei quattro fratelli Calvi, quattro eroi veri che impersonano alla perfezione l’ideale di ufficiale di complemento degli alpini o semplice alpino nella Grande Guerra; furono insigniti di 15 medaglie al valor militare in quattro).
Grazie ad un attento lavoro di recupero ad alta quota è esposta nel Museo della Guerra Bianca in Adamello anche una stazione teleferica italiana, con tanto di carrello completo di barella per il trasporto dei feriti, rigorosamente “toccata” il meno possibile, come ci ha spiegato il direttore John Ceruti, che tiene molto sulla massima originalità dei pezzi, per questo sono ancora chiaramente visibili olio e grasso di 100 anni fa tra gli ingranaggi. E’ stato ricostruito, esattamente come era e con le stesse pietre, il sottostante muretto su cui poggia….il lavoro richiesto per lo spostamento di questo pezzo di storia ha dell’incredibile!
 
Il percorso si stringe, il soffitto si abbassa, a riprodurre simbolicamente il passaggio dall’aperta montagna alla vita nelle anguste trincee; nelle vetrine sono ammassati oggetti personali dei soldati che riempivano le trincee in quota. Oggetti di uso quotidiano ricavati da altri oggetti, piccoli passatempi, libri, fotografie…ci immaginiamo quegli uomini rannicchiati nei cappotti, mentre trascorrevano le ore tra piogge furiose di bombe, preghiere, momenti di inquietante calma e l’attesa del comando d’attaccare…
Sul fondo del corridoio, un reticolato. Anch’esso originale, anch’esso proveniente da oltre 3000metri d’altitudine.
E poi una trincea. Vista dall’interno, le armi puntate all’esterno. Una parte austriaca e una italiana. Rigorosamente non contrapposte, ma affiancate, e alla fine così uguali, con la stessa cassa di legno per munizioni. con la scritta di restituire e non bruciare (per scaldarsi), da un lato in italiano, dall’altro in austriaco, per non dimenticare che siamo tutti soltanto uomini, anche quando ci facciamo dividere dalla storia.
Siamo arrivati al sipario che ci riporta nel presente. Ma una volta varcato ci attende un ultimo pugno nello stomaco.
Una stanza buia che illumina delle croci, una foto, una poesia.
Raccogliamoci qui, assimiliamo, riflettiamo, ricordiamo.
 
Qui finisce la nostra visita, un museo attento ed ordinato, con un percorso studiato per farci comprendere questo particolare tipo di guerra, per avvicinarci alla storia ed ai suoi uomini.
La visita può durare un’ora come oltre due ore, sta a voi decidere quanto volete lasciarvi coinvolgere dal racconto di quegli uomini che lassù hanno fatto la storia.
Il Museo della Guerra Bianca in Adamello si trova al centro di Temù, proprio sopra l’infopoint, in un luogo che una volta era il cimitero militare, prima che i corpi dei caduti venissero trasferiti al Sacrario Militare del Passo del Tonale, a meno di mezz’ora d’auto da qui.

Orari e Prezzi

Per gli orari di apertura ordinaria del Museo della Guerra Bianca in Adamello vi rimando alla pagina degli orari sul sito, sempre aggiornata. E’ possibile l’apertura straordinaria per gruppi e scolaresche previa prenotazione.
L’ingresso costa 7€ per gli adulti e 4€ per i bambini dai 6 ai 17 anni.

Potete parcheggiare nel parcheggio a pagamento sottostante oppure scendere verso le piste da sci (300 mt) e troverete un ampio parcheggio gratuito.

 

Continuate a seguire gli itinerari storici sulla Grande Guerra anche sulla mia pagina Facebook!

 

0 pensieri su “#WarFieldTripsWWI – il Museo della Guerra Bianca in Adamello

  1. Marco Tamborrino dice:

    Ecco, io adoro queste cose. Un'estate di qualche anno fa ho visitato l'Altopiano Veneto, e ho un ricordo vivissimo di trincee e cimiteri. È un pezzo di storia italiana affascinante, quello della guerra in montagna, e hai fatto benissimo a raccontarlo 🙂

  2. Silvia dice:

    Bello bello bello, l'ho letto due volte perché è denso di informazioni e di emozioni. Mio papà era un alpino e so che impazzirebbe per questo museo, sto pensando di andarci con lui:-)
    So che te l'ho già detto ma trovo che questo tuo progetto sia veramente interessantissimo!
    Un abbraccio

  3. Michela Figliola dice:

    Senza dubbio apprezzerebbe, e poi la zona di Ponte di Legno è bellissima anche per delle passeggiate estive o per sciare in inverno, potreste organizzare una bella vacanza!
    Grazie 1000 Silvia!

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