Se pensiamo alla Valle d’Aosta subito ci appaiono nella mente alte vette, piste da sci e lunghi percorsi di trekking. Vero, la Vallée è sicuramente ricca di tutto questo, ma conserva anche un grande patrimonio storico e culturale.
Una delle principali attrazioni culturali sono proprio i suoi numerosissimi castelli della Valle d’Aosta.
Molti castelli valdostani sono chiusi al pubblico, di altri sono rimasti solo dei ruderi, alcuni sono visitabili solamente in alcune occasioni, ma alcuni sono aperti al pubblico e visitabili con visite guidate.
Ed io, che non sono una fan sfegatata della neve e solo di rado mi avventuro in camminate leggere in montagna, ho scelto questa regione per trascorrere il weekend pasquale, ritrovandomi così catapultata in un viaggio tra i castelli della Valle d’Aosta, attraverso la storia, dagli antichi romani, passando dal Medioevo al Rinascimento con la famiglia degli Challant, fino ad arrivare all’ultimo periodo monarchico dell’Italia sotto il regno dei Savoia.
Perdetevi nella storia dei castelli della Valle d’Aosta, immergetevi nella sua cultura e concedetevi un weekend culturale.
La nostra fuga in Valle d’Aosta è durata tre giorni, ci siamo spostati in macchina ed abbiamo soggiornato a Donnas grazie ad un cofanetto Emozione3. Abbiamo scelto di soggiornare nella bassa Valle in modo da essere vicini anche alla Valle di Gressoney e attraversare i graziosi paesini valdostani più volte.

Castelli della Valle d’Aosta, l’itinerario
- Ponte romano di Pont St. Martin
- Castel Savoia a Gressoney – Saint – Jean
- Forte di Bard e borgo medioevale
- Castello di Issogne
- Castello di Verrès
- Castello di Fénis
- Castello Reale di Sarre
- Ponte acquedotto romano di Pont d’Ael
Tutti i castelli hanno dei parcheggi gratuiti nelle vicinanze, ben segnalati. Al forte di Bard invece il parcheggio è a pagamento, oppure ne trovate anche uno gratuito poco distante, collegato all’ingresso principale del forte da un servizio navetta gratuito o da una breve passeggiata che corre lungo il lato posteriore del complesso.

Le epoche storiche della Valle d’Aosta attraverso i suoi castelli.
Epoca Romana
Oltre Aosta, salendo verso Cogne si incontra invece il ponte acquedotto di Pont d’Ael, un impressionante opera di oltre duemila anni costruita da un imprenditore padovano che ambiva ad ottenere il controllo sulle cave di marmo bardiglio della Valle. Non si tratta quindi di un’opera pubblica, ma ad uso privato, industriale probabilmente legata appunto ai lavori di estrazione del marmo. La parte superiore, quella dove scorreva l’acqua è accessibile gratuitamente, mentre per poter camminare all’interno, lungo il passaggio coperto che dava a quest’opera la funzione anche di ponte pedonale, è necessario acquistare un ticket di 3€ (orari di apertura 09.00-19.00).
Tardo Medioevo
E’ in questo periodo storico che si colloca lo sviluppo dei castelli di Fénis, Verrès e Issogne. Sebbene tutti i castelli sorgano su rovine romane, è con gli Challant che assumono il loro aspetto attuale e si identificano come veri e propri castelli.
Castello di Fénis
Castello di Verrès
Il castello di Verrès invece si presenta subito come un fortino inespugnabile. Un cubo sulla cima di un picco roccioso, a strapiombo su un torrente, in una posizione di controllo doppio sia sulla Valle che sull’imbocco della Val d’Ayas.
In questo castello si svolge anche il ballo, durante il Carnevale Storico di Verrès, ispirato alla storia di Caterina di Challant.
Castello di Issogne
Il castello di Issogne, al contrario di Verrès, è un castello prettamente residenziale. Il grande mecenate Giorgio di Challant rese questo luogo una residenza molto sofisticata, ricca di stanze affrescate, soffitti a cassettoni, pitture alle pareti e mobili ricercati.
Diverse le stanze visitabili, come la sala da pranzo, le camere da letto e la Cappella. Una vera e propria particolarità di questo castello è la presenza di graffiti. Sì, avete capito bene, diverse sono le iscrizioni incise sulle pareti dagli ospiti del castello. Iscrizioni in italiano, francese, latino, spagnolo; frasi di buon augurio, di ringraziamento o pensieri sui fatti storici dell’epoca, davvero una rarità!
L’ultima Monarchia
Arriviamo così in tempi più recenti, con le residenze dei Savoia, nell’ultimo periodo del Regno d’Italia, prima che il 2 Giugno 1946 attraverso un referendum l’Italia scelse di diventare una Repubblica. I Reali di Casa Savoia scelgono questa terra come luogo di piacere, dove trascorrere le proprie vacanze e coltivare le proprie passioni.
Castel Savoia
Castel Savoia a Gressoney-Saint-Jean viene fatto costruire per la Regina Margherita, che amava trascorrere a Gressoney le sue estati, in compagnia del’amico Barone Beck Peccoz.
Appassionata di alpinismo, nel 1893 salì anche alla Punta Gnifetti, pernottando all’osservatorio costruito in suo onore. All’interno del castello è conservata la slitta a tre posti che la trasportò in quell’occasione.
Gli interni sono ben conservati, con diverso mobilio originale. Noterete certo termosifoni e prese di corrente, sì sono originali del 1904, la Regina disponeva di elettricità. E aveva anche una porta scorrevole, che vedrete al primo piano!
Attenzione ai dettagli, come nella sala da pranzo, dove il cibo arrivava dal tunnel collegato alle cucine esterne al castello (l’attuale biglietteria) per non riempire l’aria di fumo o di odori; o come la tappezzeria non incollata, ma appesa alle pareti, in modo da evitare l’umidità…
Splendidi soffitti a cassettoni, un imponente scalinata realizzata ad incastro senza l’uso di chiodi e una bellissima veranda che guarda al massiccio del Monte Rosa, rendono magico questo luogo, che io ho visto circondato dalla neve durante una splendida giornata di sole. Sembra davvero uscito dalle favole!!
Castello di Sarre
Anche il Castello Reale di Sarre sembra uscito da un mondo di fantasia, sebbene per un aspetto un po’ particolare: la Galleria ed il Salone dei Trofei.
La passione per la caccia allo stambecco di Vittorio Emanuele II trasformò questo castello preesistente nel “campo base” per le battute di caccia del re, tradizione poi continuata anche da Umberto I, mentre la principessa Maria Josè lo uso come base per l’alpinismo.
Gli interni sono in buona parte originali e la disposizione è stata eseguita seguendo gli archivi storici.
Le stanze più affascinante del castello sono indubbiamente la Galleria dei Trofei, interamente decorata con le corna degli stambecchi cacciati dal re, e la Sala dei Trofei, anch’essa decorata con i trofei di caccia reali, per un totale di 1806 crani di camoscio.
La zona del Gran Paradiso era in pratica una grande riserva di caccia del re, e sulle montagne si trovano ancora molti dei rifugi da lui utilizzati. Non era una necessità di procacciare la carne degli animali, ma una mera esaltazione del proprio potere e queste stanze ne sono la dimostrazione. L’interesse del re era catturare la preda per ottenere il suo trofeo, le corna, il corpo dell’animale veniva invece dato ai cacciatori che lo accompagnavano, insieme al compenso.

Sicuramente il poter visitare i castelli con una guida è una grande opportunità che permette di apprendere la storia del castello e conoscere alcune curiosità.
Mi auguro di avervi incuriosito, di avervi invogliato a partire alla scoperta dei castelli valdostani, per un viaggio ricco di cultura circondato da una splendida cornice naturale, graziose perle circondate dalle vette più alte d’Europa…..
Ringrazio Stella per il supporto, la disponibilità ed il permesso di scattare fotografie all’interno dei castelli; fotografie realizzate dal mio ragazzo Roberto, un aiuto davvero indispensabile e che questa volta si merita un grazie pure lui!
Francesca F.
Sono stata in Valle d'Aosta anni fa e l'attraverso almeno un paio di volte l'anno quando torno a casa da Ginevra in auto: ogni volta, lungo quel tratto di autostrada, sto con il naso attaccato al finestrino. Il paesaggio è troppo bello e ogni volta mi riprometto di fermarmi almeno una mezza giornata, prima di superare il confine di nuovo.
Bellissimo post Michela, pieno di spunti da cui farsi ispirare!